Esiste un luogo dove i ragazzi preadolescenti e adolescenti trascorrono molto del loro tempo per gran parte dell’anno, ed è la scuola. Come vivono questo spazio? Quali sono le loro aspettative, i loro bisogni, le loro difficoltà? Vediamo se insieme riusciamo ad addentrarci nell’argomento, per capirci qualcosa in più…
Da insegnante mi capita sempre più spesso di trovarmi di fronte a esseri fragilissimi, pieni di ansie, paure e rabbia. Non riescono ad affrontare un compito in classe o un’interrogazione con serenità, non mantengono la soglia di attenzione per più di dieci minuti… e dieci minuti (se ci pensi) per una lezione non sono niente! In quei dieci minuti ti giochi tutto: puoi diventare la persona più interessante e magica del pianeta, come quella più noiosa e insignificante.
Ma qual è il motivo? Questa nuova generazione di adolescenti, chiamata anche Generazione Alpha, è una generazione che vive in un mondo “liquido”. Non conoscono un mondo senza tecnologie, il loro primo gioco probabilmente è stato uno smartphone, hanno accesso a qualsiasi dato e prendono in mano il tablet prima ancora di una penna per scrivere. Sono perfettamente in grado di trovare qualsiasi tipo di informazione, perché per loro il mondo è vicino.
Fragilità nei ragazzi: perché?
C’è, in primis, una sorta di “difetto di simbolizzazione”. Nella vita dei nostri giovani c’è molta concretezza, che si traduce in…
Ciò che voglio, prendo. E lo prendo subito, perché non sono più capace di aspettare e quindi di reggere attesa e magari frustrazione. Da qui mi “rompo”, in tutti i sensi. Mi stufo di aspettare e mi rompo, perché sono fragile.*
*Fragile, che deriva dal latino “frangere”, qualcosa che facilmente si rompe.
Quali modelli hanno sotto gli occhi i ragazzi? Quali sono le loro figure di riferimento? Fra le prime, senza dubbio la famiglia in cui crescono, poi la scuola e gli allenatori se fanno sport. Ma c’è un aspetto da tenere a mente: anche noi, come loro, siamo immersi in quello che oggi viene definito un mondo VUCA (con caratteristiche di volatilità, incertezza, complessità e ambiguità) che è già abbastanza complicato per gli adulti… figuriamoci per un ragazzo!
Paura e ansia adolescenziali: da dove derivano
Torniamo, però, a sederci tra i banchi di scuola e capiamo cosa succede.
Paura e ansia sono le emozioni predominanti, perché c’è una grande ansia da prestazione e una grande paura di fallire. Ma da dove arrivano? Queste emozioni se le portano a spasso, prese direttamente da casa: praticamente le hanno con loro nello zaino! Sono le parole dei genitori che…
Se non prendi un bel voto, non puoi fare questo o quello!
Come a dire che, se non si è all’altezza delle aspettative… non si è nulla.
Sbagliare poi non è contemplato, quando in realtà, per un ragazzo che sta imparando, dovrebbe essere l’unica cosa accettabile: se sbagli sai dove sei, sai quanta strada ancora ti manca per arrivare e sai anche dove vuoi arrivare.
Insomma: ansia e paura generano conflitti interiori, ma anche conflitti con i compagni in classe, perché c’è una grande competitività e un confronto continuo e costante che fa perdere energia funzionale.
Ansia adolescenziale: sintomi, conseguenze, richieste d’aiuto
A volte mi trovo di fronte a ragazzi che non riescono più a respirare quando sono interrogati. L’ansia è talmente tanta che nei loro occhi posso scorgere il panico! Ma non solo: guardo alunni che sviluppano tic nervosi, che masticano penne, matite o addirittura le pagine dei libri. E quando l’interrogazione va bene e il voto rispecchia le aspettative (di chi?) mi sento dire: “Prof, così faccio contenta la mamma!”
Bisognerebbe che il mondo degli adulti si alleasse, che i genitori a casa e i professori a scuola per collaborassero per creare un ambiente sereno e aperto, dove i ragazzi si sentano accettati e amati, e mettano in campo tutte le loro capacità, scoprendo i loro talenti.
Un altro esempio? “Mio figlio non può prendere sotto il sette, è sempre andato bene a scuola!”
Beh, forse sarebbe bene capire che i ragazzi cambiano e crescono, e che l’adolescenza è un terreno sconfinato dove è facile perdersi, inciampare e crollare. Abbandono scolastico, autolesionismo o depressione sono le chiare manifestazioni di richiesta di aiuto di ragazzi fragili che sono andati in pezzi, ma che in fondo non vogliono mollare. Mi ritrovo a parlare con genitori che non vogliono riconoscere le difficoltà dei loro figli, davanti a persone che negano l’evidenza perché “Mio figlio non è così, io lo conosco molto bene!”. Invece ci sono segnali inequivocabili, e di fatto ignorarli crea altro che sofferenza e dolore.
In conclusione, accogliere altri occhi per vedere e capire cosa sta succedendo nel cuore e nella mente di un ragazzo adolescente è un atteggiamento responsabile. Affidarsi ad altre figure che possano leggere e comprendere ciò che sta capitando nella vita di un ragazzo è un bene, per lui e per la famiglia. Perché? Perché è nella consapevolezza che si costruisce un futuro felice.
Se anche tu, come genitore, pensi di mettere in atto queste modalità e credi che tuo figlio potrebbe essere in difficoltà, non aspettare: puoi scrivermi e contattarmi.
Coach Antonella Beggiato