NEET è l’acronimo inglese che sta per Not Engaged in Education, Employment or Training ossia “Non coinvolto in programmi di studio, di lavoro o di formazione”.
Sono i ragazzi che non studiano o non lavorano, soprattutto appartenenti alla fascia d’età 18-30 anni, e la percentuale dei NEET, in Italia e nel mondo, è attualmente in aumento.
So bene che l’adolescenza termina verso i 21/22 anni, ma è importante ragionare su una questione: quei trentenni che non hanno imboccato una strada erano adolescenti che non hanno avuto la motivazione di cercarla. Il fenomeno dei NEET, quindi, pur colpendo i giovani adulti, è un fenomeno che ha le sue radici nell’ adolescenza.
Quanti di voi hanno figli o conoscono genitori con figli “nullafacenti”?
Scommetto che almeno un caso di NEET, ognuno di voi, possa menzionarlo: solo questo dato ci serve a capire quanto pericolosamente questo fenomeno stia crescendo.
Perché abbandonano studio o lavoro?
Vediamo insieme quindi quali sono le cause dell’abbandono di ogni percorso di studi e di lavoro e come prevenire la situazione, soprattutto durante il periodo adolescenziale. Ecco di seguito quelli che, secondo la mia esperienza ventennale di coach, sono alcuni dei motivi:
- Mancanza di chiarezza negli adolescenti
- Senso di scoraggiamento generale
- Assenza di motivazione
- Condizionamento generale della società
- Mancanza di chiarezza negli adolescenti
Ciò che più spesso noto durante i weekend e i camp estivi di crescita personale per adolescenti che organizziamo con Younite è che la maggior parte dei ragazzi non ha abbastanza chiaro chi sia e cosa voglia davvero fare nella vita.
Quando chiediamo ai ragazzi di descriversi o di scrivere nero su bianco i loro sogni (o meglio, la loro visione del futuro e/o del presente), molti lasciano il foglio vuoto. I nostri coach, di frequente, devono insegnare ai ragazzi a capirsi e a capire chi siano e cosa davvero vogliano.
I giovani non sono stati abituati a pensare a un livello così profondo e ad avere il coraggio di far emergere la propria identità, comprendendo e ammettendo a se stessi cosa e chi vogliono diventare.
Le loro idee, spesso, sono “sporcate” dai pensieri altrui: giudizi ricevuti nell’infanzia, televisione, parole delle insegnanti, sogni e preoccupazioni dei genitori. Ma chi sono loro per davvero?
Questo lavoro di ricerca della chiarezza è importante che inizi già dalla seconda adolescenza (dai 13-14 anni in avanti).
Attenzione però: fare chiarezza non significa che i ragazzi, a 14 anni, debbano sapere esattamente chi saranno o cosa faranno per la vita! Sarebbe un paradosso pretendere che un adolescente, l’essere umano soggetto ai più forti e continui cambiamenti, possa essere sicuro di chi sia e cosa voglia essere nella vita… per sempre. Tutto cambia e tutto scorre per i nostri adolescenti!
Fare chiarezza, secondo il nostro concetto e il concetto di crescita personale, significa essere in grado di tirare fuori la parte più vera di sé, in ogni momento della propria esistenza, e accettare che quella parte possa cambiare o trasformarsi. Significa accettare che i sogni e la visione della nostra vita potrebbero mutare, diventando anche completamente diversi da ciò che erano un tempo senza sentirsi in colpa o “sbagliati” per questo.
Cosa possono fare i genitori e gli educatori per favorire il processo di chiarezza interiore?
La risposta è semplice a dirsi e meno semplice a farsi. Genitori ed educatori possono e “dovrebbero” stimolare i ragazzi ad avere le proprie idee, ad esprimere le proprie opinioni sugli altri e sul mondo circostante, a non aver paura di essere diversi e a capire che la diversità è ricchezza.
I genitori dovrebbero cercare non di costruire binari per questi treni in corsa, ma fare in modo che si costruiscano essi stessi strade, binari alternativi e percorsi che desiderano percorrere.
Senso di scoraggiamento generale
Avete mai notato che, soprattutto in Italia e soprattutto nel Sud Italia, aleggia sulle teste dei ragazzi e degli adulti un senso di scoraggiamento generale?
I politici tutti corrotti, così come la chiesa, i vip tutti falsi, i giornali tutti bugiardi, i soldi solo nelle mani di chi li ha, le sfortune sempre a chi ne ha abbastanza, la criminalità inarrestabile, i giovani tutti drogati, la natura sempre più inquinata…
Il potere negativo di queste frasi può davvero “tagliare” le ali dei nostri ragazzi.
Se già dai 13 anni si cresce pensando che niente possa cambiare, che “il mondo è così e così sarà per sempre”, che non si possa sperare in un futuro migliore e che nessuno possa farci niente, allora è logico che i ragazzi pieni di scoraggiamento mollino ogni cosa e diventino dei NEET.
Prendiamo l’esempio di un adolescente che vuole intraprendere una carriera politica, che solitamente sono i ragazzi che iniziano facendo i rappresentanti di classe e poi di istituto. Giovani che magari assolvono al loro compito pieni di entusiasmo e di orgoglio per se stessi, sognando una carriera da grandi leader.
Ma cosa succede se, ogni giorno, qualcuno in casa o a scuola (magari qualche voce influente, come genitori, professori, nonni, esponenti di partiti…) inizia a dirgli che è difficile entrare in politica, che dovrà scendere a compromessi, che gli metteranno i bastoni tra le ruote?
So cosa state pensando…
“Ma è tutto vero! È così che va la vita ed è giusto che i ragazzi non si illudano. Se gli vengono dette certe cose è per il loro bene!”
“È per il loro bene”: ecco la frase che spesso ci trae in inganno e che ci ripetiamo di continuo per scagionarci da ogni responsabilità legata alle nostre azioni e alle nostre parole.
I ragazzi hanno devono certamente sapere che ogni strada può essere dura da percorrere, ma hanno soprattutto bisogno di sapere che, per quanto tosta la strada sia, se è davvero ciò che vogliono, è molto più giusto che seguano questo desiderio e che la percorrano fino in fondo, senza lasciarsi scoraggiare dagli ostacoli che incontreranno.
Un ragazzo a cui viene “sbattuto in faccia” il realismo è un ragazzo a cui viene tolta la speranza. Che poi, il realismo… non è neanche così reale.
Quante volte il realismo diventa solo puro e scoraggiante pessimismo? Di questa realtà così raccontata, quante volte vengono menzionati anche i lati positivi?
Se si volesse essere davvero realisti e obiettivi, ciò che si dovrebbe dire sarebbe questo:
“Se vuoi diventare un politico puoi farlo. Come per tutte le cose, la strada non sarà facile… ma non avrà prezzo avere il potere, nel tuo piccolo, di cambiare le cose, di poter fare in modo che la tua opinione che rappresenta le idee di una comunità venga ascoltata”.
Ciò che vorrei che genitori ed educatori provassero a fare è pensare a cosa significa veramente fare o dire qualcosa “per il loro bene”.
Il loro bene è sapere che possono, è comprendere che nessun percorso è privo di ostacoli ma anche che ogni sforzo li condurrà su una strada ricca di cose meravigliose (e non), ma che avranno sempre e comunque chi li appoggia. Significa sapere che, in qualche modo, troveranno le forze per superare gli ostacoli.
Non è vero che non c’è lavoro, non è vero che l’università rilascia solo un pezzo di carta, non è vero che oggi la domanda di lavoro è enormemente più grande dell’offerta, non è vero che gli stipendi saranno sempre bassi, non è vero che imparare il mestiere di artigiano non porti un futuro prospero.
Un modo per fare le cose c’è sempre, e bisogna dire ai ragazzi di impegnarsi a trovare quel modo… facendo quei passi che li portano vicini alla loro strada.
Lo strumento più veloce e immediato per dare coraggio e speranza ai ragazzi è quello di farli viaggiare e di mostrargli che non ovunque si respira la stessa aria. Fateli incontrare con ragazzi che vengono da ogni parte del mondo e torneranno a casa con idee nuove, con modi di pensare inediti e con tanti più strumenti per affrontare la realtà.
Assenza di motivazione
L’assenza di motivazione è una farsa!
Cosa voglio dire con questa affermazione? Voglio dire che non c’è persona, adolescente o essere umano sulla terra che NON abbia motivazione.
La motivazione è insita in ognuno di noi, ma spesso diventa così piccola che si perde come un ago in un pagliaio. Ecco perché è importante coltivarla e fare in modo che non diventi mai così minuscola da essere invisibile.
Potremmo leggere e scrivere mille libri sulla motivazione e sui cento modi di stimolarla, ma la verità è che la motivazione deriva da un solo grande aspetto: la libertà di essere stessi.
Se ti dicessi che la mia motivazione nella vita è potermi costruire una casa sul mare, e tu mi mettessi in una stanza a guardare il muro e mi dicessi che da lì non potrò mai uscire… cosa pensi che succederebbe?
Succederebbe che, dopo alcuni tentativi di uscire, al decimo ostacolo la fiamma della motivazione diventerebbe piccolissima. Così piccola da spegnersi al primo alito di vento.
Poi succederebbe che, ben presto, quella casa dalle mura alte diventerebbe una realtà accettabile e tollerabile a cui i miei occhi si adatterebbero, e il mio corpo anche. Per sopravvivere, costringerei ogni cellula del mio corpo a ridimensionarsi per entrare in quello spazio molto stretto per me.
Il problema è che quanto più l’abitudine crescerebbe, tanto più la motivazione scomparirebbe fino a che il desiderio si spegnerebbe per sempre. Ecco: è proprio qui che si abbandona la strada.
È così che vivono molti adulti che non sono altro che ex adolescenti la cui motivazione e il cui desiderio si sono spenti. Il dovere di noi adulti è buttare giù quei muri e far crescere i nostri figli come se camminassero su un terreno verdeggiante aperto, arieggiato e soleggiato, dove sono loro a dipingere la realtà che vogliono vedere. Immaginate gli adolescenti come degli artisti che possono creare e fare della propria vita la loro personalissima e originalissima opera d’arte: non esistono schemi, non esistono opere brutte o sbagliate. Esiste solo la loro visione delle cose.
So che avete paura che possano essere disillusi e delusi dalla vita come, forse, lo siete stati voi in alcune occasioni. Vorrei però che, ogni volta che avete paura di farli sognare, pensaste a questo detto:
“Permettetegli di puntare alla luna, mal che vada si troveranno a navigare tra le stelle”.
Condizionamento generale della società
A volte, seppur dentro casa ci impegniamo a stimolare e incentivare la libertà di sognare dei nostri ragazzi, accade che fuori qualcosa vada diversamente.
Compagnie sbagliate, un professore particolarmente severo e antiquato o un allenatore sportivo non sempre di supporto possono essere personaggi pericolosi per la salute mentale ed emotiva dei nostri figli.
Bisogna sempre essere attenti a cosa accade nel mondo dei nostri figli fuori di casa. Indagare (senza invadere la privacy) è importante, così come lo è capire il perché di ogni cambiamento che si nota.
Quel comportamento è dovuto a una fase di crescita o a un professore che ha detto ai nostri figli che sono dei buoni a nulla? È un momento normale di scoraggiamento o è per via di un allenatore che li mette sempre in panchina, dando poca fiducia alle loro capacità?
Poi, anche un evento traumatico come la pandemia non è stato affatto facile da superare. Chiusi in casa, senza speranza nel futuro e con la paura di morire. Come credete che i ragazzi abbiano vissuto questa condizione? Molti l’hanno superata senza problemi ma, credetemi, la stragrande maggioranza dei ragazzi ha subìto danni inestimabili i cui effetti si sono palesati anche a distanza di anni.
Quanti ragazzi hanno abbandonato lo sport che facevano, quanti hanno abbandonato la scuola, quanti ancora temono che possa accadere di nuovo, e quindi non si impegnano a poter migliorare il proprio presente e il proprio futuro?
Per alcuni è difficile credere alle mie parole, ma chi lavora nel settore sa benissimo che depressione e scoraggiamento sono i residui che questa pandemia ha lasciato non solo ai ragazzi, ma anche ai giovani adulti.
Il mondo ha cose meravigliose da offrire ai nostri ragazzi, ed è nostro dovere fare in modo che essi le vedano.
Ascoltare un telegiornale dopo l’altro ed entrare in un loop di notizie negative è un po’ la tendenza degli adulti, soprattutto in Italia. Il mio consiglio è spegnere la TV per una volta, uscire all’aperto, organizzare attività nella natura, lasciare il lavoro in ufficio, dedicarsi ai propri hobby e immergersi in attività fisiche.
Questi sono gli ingredienti della felicità.
Per fare grandi cose, i vostri figli non hanno bisogno delle migliori scuole ma, in primis, di essere felici, avere gli strumenti che gli permettano di ricaricare le pile, di ritrovare la creatività, la fiducia, la speranza.
Non chiudetevi dentro una nuvola grigia, piuttosto restate sempre in contatto con i colori della vita… e siate in grado di costruire il tunnel che vi porti fuori. Solo in questo modo il fenomeno dei NEET può essere arginato.
Nessuno nasce o cresce senza motivazione, se alla base non ci sono delle circostanze che hanno indotto questa condizione. Ogni adolescente deve scoprirsi e scoprire, e ogni genitore o educatore deve dare tempo, spazio e strumenti per farlo.
Hai figli adolescenti e vuoi sapere di più su questo argomento e su molti altri, imparando a mettere in pratica gli insegnamenti che hai appena letto?
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Io, Nan Coosemans, insieme a tutta la mia squadra di coach per famiglie e ragazzi e a tanti ospiti di rilievo esperti nelle dinamiche familiari e giovanili, daremo gli strumenti a tutta la famiglia per:
- potersi creare un presente e un futuro brillante
- poter armonizzare gli equilibri in casa
- poter favorire la comprensione
- costruire un rapporto solido e duraturo che permetta ai ragazzi di sentirsi forti e sicuri di sé, sia dentro che fuori casa.
Non mancare e affrettati: i posti sono limitati!
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Spero di vederti a Riccione!