Cari genitori, è da poco iniziato un altro anno scolastico e ritengo sia importante affrontare una tematica ancora poco discussa e soprattutto… sottovalutata dai più. La fobia scolare non è una semplice paura, non è un capriccio adolescenziale e non è nemmeno pigrizia o svogliatezza.
La fobia scolare, a volte, inizia sin dall’infanzia e può essere definita come una vera e propria riluttanza ad andare a scuola a causa dell’ansia forte e paralizzante che questa circostanza provoca. Nessuna paura dei nostri figli è insuperabile e per ogni problematica c’è una soluzione, ma l’importante è non prendere mai sottogamba ciò che capita loro, e supportarli nel comprendere il motivo per cui sta capitando qualcosa (e come reagirne).
Come capire se tuo figlio adolescente soffre di fobia scolare
“Non voglio andare a scuola” è una delle frasi che spesso ci sentiamo ripetere quando i nostri ragazzi iniziano le elementari e/o le medie.
I più piccoli manifestano il disagio con il pianto o con i capricci, mentre i preadolescenti riescono ad affermare la propria volontà con frasi di senso compiuto. Gli adolescenti più grandi, invece, non parlano neanche più: preferiscono passare direttamente ai fatti e marinare la scuola all’insaputa dei genitori.
Quando i ragazzi sentono la riluttanza ad andare a scuola, non hanno gli strumenti per capire davvero come mai gli stia capitando tutto ciò. L’unica sensazione che provano è quella di colpa, di stare sbagliando, di stare facendo qualcosa che non va bene, di essere “le mele marce” o i “cattivi della situazione”. Molto spesso, invece, questo atteggiamento non è altro che un meccanismo di sopravvivenza inevitabile per coloro la cui ansia scolare raggiunge livelli insostenibili. In poche parole, si stanno salvando, anche se da fuori non sembra.
Desiderare di stare a casa ogni tanto è assolutamente normale: pensate a quante volte noi vorremmo restare a oziare invece di andare a lavoro! Il problema sorge quando questa voglia si reitera nel tempo, trasformandosi in una vera e propria ossessione. Andare a scuola diventa un problema e l’esigenza di manifestare questo problema è incombente.
Se tuo figlio o tua figlia sono sempre preoccupati prima di andare a scuola, se spesso hanno mal di pancia o mal di testa, se fanno ponte di continuo, allora c’è qualcosa che non va: è tuo dovere capire da dove venga questa ansia e come fare per arginarla.
Le cause di fobia scolare soprattutto in età adolescenziale
Ansia da separazione (soprattutto nei bambini più piccoli o nei preadolescenti)
La separazione dal nucleo familiare non è mai facile. I ragazzi o i bambini più spontanei, più socievoli e più istintivi di solito non fanno fatica. I ragazzi più sensibili e più riflessivi, invece, spesso si trovano a consapevolizzare meglio il fatto che andare a scuola significhi anche introdursi in un ambiente nuovo, una zona sconosciuta e un luogo in cui, spesso, non hanno alleati.
Perché, secondo voi, i ragazzi spesso insistono per andare nella stessa scuola o sezione del cugino, dell’amico o del fratello/sorella? Perché così sanno di poter avere un alleato, qualcuno a cui rivolgersi in caso di bisogno. L’ansia da separazione è normale: il problema sorge se quest’ansia non viene superata e, anzi, viene amplificata da altri fattori (che vediamo insieme a seguito).
Problemi relazionali con insegnanti o compagni di classe (ad esempio, il bullismo)
I conflitti che si generano con i genitori e con i fratelli sono “conflitti sicuri”, o meglio: i ragazzi sanno che, anche nel peggiore dei casi, verranno alla fine perdonati e reintegrati all’interno del nucleo familiare.
Là fuori la situazione cambia. Litigare con perfetti estranei, come insegnanti e compagni di scuola, significa sperimentare, per la prima volta, il menefreghismo e la cattiveria delle persone nei propri confronti. Significa assaggiare il gusto amaro della verità, ossia affrontare il fatto che nella società non a tutti importa di noi, non tutti vogliono il nostro bene (come mamma e papà), non tutti combatteranno per i nostri ideali e si batteranno per la nostra vita.
Apprendere questa realtà è una tappa fondamentale del processo di crescita, ma capita che, per alcuni ragazzi, questo passaggio diventi traumatico ad esempio a causa di un professore che si scaglia specificamente contro di loro, o di compagni che si comportano da bulli solo con loro. In tal caso, è come se venissero catapultati in un incubo in maniera brusca e improvvisa, e questo diventa causa di ansia e fobia scolare: hanno paura di ritornare in quell’ambiente così ostile.
Difficoltà scolastiche o insuccessi e paura di valutazioni o interrogazioni
La scuola in generale, e la scuola media soprattutto, rappresenta un bel banco di prova.
Già dalla fine delle elementari, le maestre, credendo di fare un’opera buona, ripetono ai ragazzi parole tutt’altro che rassicuranti… “Adesso andrete alle medie, altro che questo libricino che vi facciamo studiare qui! Avrete libri pesanti e difficili da studiare, i professori vi chiameranno per cognome e non gli importerà delle scuse che inventerete per non aver fatto i compiti. Alle medie i professori vi puniscono e basta”
Pensate a un povero preadolescente di 10 anni che, verso la fine del quinto anno di scuola primaria, torna a casa con questo groppo in gola, immaginandosi l’anno successivo circondato da professori che, con tono severo, lo trattano come un soldato. È ovvio che inizierà a sviluppare dentro di sé una paura che potrebbe evolversi in fobia!
Anche a casa, poi, l’ansia dei genitori di crescere un figlio disciplinato e studioso porta la mamma e il papà a essere troppo pressanti, troppo concentrati sui voti e meno sullo stato emotivo dei figli.
Il problema è che non sempre i ragazzi sono in grado di esprimere il disagio interiore che sentono, e spesso questo si manifesta con ansia, demotivazione e comportamento evitante nei confronti della scuola. Ecco perché è importante saper leggere i loro comportamenti e non limitarsi semplicemente a giudicarli!
Situazioni familiari difficili (conflitti, separazioni, lutti)
Affrontare una di queste situazioni è sempre difficile. A volte si tende a pensare che per gli adolescenti sia più semplice perché “sono ragazzi”, quindi “escono con gli amici, pensano a divertirsi, sono giovani e superano meglio”.
Se da una parte questo può essere vero, dall’altra bisogna capire che un ragazzo e un adulto soffrono nella stessa misura, ma lo esprimono in due modi diversi. L’adulto fa terapia, legge dei libri, parla con altri adulti, ascolta i consigli, si rifugia nella religione. I ragazzi invece tendono ad assumere due atteggiamenti diversi: o indossano una maschera gigante che li fa sembrare felici, o si chiudono in se stessi. Il loro obiettivo adolescenziale però è sempre uno: nascondere i propri sentimenti!
Durante l’adolescenza, aprirsi, rendersi vulnerabili e mostrare al mondo chi si è per davvero è una circostanza paurosa perché non si conoscono le reazioni altrui e si ha paura di un rifiuto o di una presa in giro. Quante volte avete visto o sentito di adolescenti che, davanti alla perdita del padre o della madre, non hanno versato neanche una lacrima? Quei ragazzi non sono insensibili: sono solo ragazzi.
La fobia scolare può nascere nel momento in cui la maschera da indossare è troppo pesante e scomoda, e si preferisce adottare un’altra soluzione: quella di non mostrare affatto la propria faccia in pubblico. Per tale motivo la scuola, che rappresenta per loro “la società”, diventa scomoda, troppo dura da affrontare, e si decide di evitarla.
Ansia innata generalizzata
Chi soffre di ansia generalizzata o anche di fobia sociale (ne abbiamo parlato anche in questo articolo!) dimostra un atteggiamento di preoccupazione per ogni genere di circostanza: famiglia, amici, uscita con una ragazza o un ragazzo, scuola, lezioni sportive e/o di musica. La fobia scolare allora si inserisce in un quadro più ampio, e non è scatenata da particolari motivi. Gli adolescenti in questo caso vanno supportati a risolvere un disagio più grande, le cui cause potrebbero anche solo essere nella loro mente (e non nella realtà concreta).
Cosa possono fare i genitori per supportare i figli con fobia scolare?
La prima cosa da fare: creare un dialogo aperto
I genitori, come affermo sempre, hanno nelle loro mani il potere di cambiare il destino dei propri figli. Possono decidere ogni giorno se alimentare nei figli sicurezze o insicurezze, se insegnargli a essere forti e tenaci, o deboli e arrendevoli. Il primo input per i ragazzi arriva sempre fra le mura domestiche: è la famiglia che forgia i ragazzi, che gli dona un imprinting che si porteranno dietro per tutta la vita… volente o nolente.
Parlare con i propri figli è fondamentale per capirli e poterli supportare. Spesso i genitori vivono di pregiudizi sui ragazzi: “è svogliata/o, è pigro/a, non vorrebbe fare niente…”. Sono tutte etichette che mettono ai figli nel momento in cui essi si comportano in maniera deludente rispetto alle proprie aspettative.
I figli non vanno giudicati, vanno compresi! Spesso la comprensione viene scambiata per “aiuto eccessivo o atteggiamento giustificatorio nei loro confronti”, ma non è così. Comprendere significa innanzitutto conoscere, sapere, indagare, andare in profondità. Nessuno, nemmeno un genitore, si può permettere di affibbiare etichette a un ragazzo in crescita.
Immaginate i ragazzi come boccioli di fiori ancora chiusi: attaccare un’etichetta con sopra scritto “margherite”… non servirà ad avere delle margherite!
La seconda cosa da fare: raccogliere informazioni e creare una collaborazione casa-scuola
Insieme ai professori è possibile andare più a fondo e conoscere “l’altra faccia” dei nostri ragazzi. I colloqui con i professori non dovrebbero essere solo concentrati sull’andamento scolastico, ma anche sull’andamento emotivo dei ragazzi. I professori non dovrebbero solo essere i giudici dei nostri figli, ma anche i portavoce dei genitori. Dovrebbero far conoscere ai genitori i ragazzi per come li vivono a scuola, quella parte che solo loro hanno il privilegio di vedere.
L’atteggiamento da avere con le altre figure educative dei nostri figli, quindi, non è quello di attacco-difesa, ma di collaborazione, di confronto, di scambio di opinioni e di empatia.
La terza cosa da fare: dare ai ragazzi gli strumenti pratici per superare la fobia scolare
L’aiuto a casa e l’aiuto a scuola sono due interventi di tipologia esterna: è fondamentale dare ai ragazzi la possibilità di aiutarsi dall’interno, ossia di apprendere una serie di strumenti di cui avvalersi ogni qualvolta ne hanno bisogno, anche quando sono soli.
Sviluppare gli strumenti significa insegnare metodi e tecniche di crescita personale valide sempre nella vita, che possono mettere nel loro bagaglio personale e “sfoderarli” nel momento del bisogno. Sto parlando di: saper controllare i propri pensieri, gestire le emozioni, imparare a nutrire mente e corpo nella maniera giusta, fare chiarezza dentro sé, esprimere e difendere le proprie idee, coltivare la propria autostima, alzarsi da terra quando si cade.
Conclusione
Ricordatevi, genitori: prendersi cura di un adolescente significa prendersi cura di un futuro padre o di una futura madre, di un futuro collega, amico, capo d’azienda, scienziato, giornalista.