Violenza sulle donne: come educare una figlia… e un figlio

Violenza Donne
Picture of Nan Coosemans

Cari genitori, non posso esimermi dall’affrontare questo delicatissimo tema, soprattutto in questi giorni in cui tutti i riflettori sono puntati sulla condanna che, finalmente, ha ricevuto Filippo Turetta, colpevole del femminicidio di Giulia Cecchettin. 

Pochi giorni fa si sono anche svolte, in tutta Italia, le marce contro la violenza sulle donne, e proprio in quegli stessi giorni in televisione veniva trasmesso il film dal titolo MIA, che tratta di violenza da parte di adolescenti maschi verso le loro coetanee.  Un film che consiglio a ogni genitore di vedere, solo però dopo aver letto questo articolo.

Il motivo è che oggi il mio obiettivo è darvi degli strumenti per evitare che accada ciò che è accaduto a Giulia Cecchettin o quello che succede a Mia, la protagonista del film. Questi, e le news, infatti, ci fanno rendere conto di quali siano i pericoli, ma ci lasciano anche, troppo spesso, piombare senza aiuti nella condizione di vittime che non hanno armi da utilizzare per contrastare ciò che succede. 

In questo articolo, invece, vedremo cosa un genitore può fare per salvare la propria figlia da ogni forma di violenza sin dall’età adolescenziale. 

Attenzione: le azioni educative di cui parlerò sono valide sia per figlie femmine sia per figli maschi che hanno altrettanto bisogno di capire quale sia il confine tra l’essere un maschio sano e l’essere un maschio tossico, e che, oltre a ciò, possono ben aiutare un’amica a salvarsi da situazioni di potenziale abuso.

Iniziamo subito.

Che cos’è il femminicidio e perché è diverso dall’omicidio

Il termine femminicidio deriva dal latino femina (donna) e dal suffisso -cidio, che significa “uccisione” (come in omicidio). È stato però introdotto solo in tempi relativamente recenti per descrivere non solo l’atto dell’uccisione di una donna, ma anche il contesto culturale e sociale che lo rende possibile.

Diana Russell, una sociologa e femminista sudafricana, è stata una delle prime a introdurre il termine femicide nel 1976, definendolo come “l’uccisione di donne da parte di uomini in quanto donne”. Successivamente, nel libro Femicide: The Politics of Woman Killing (1992), Russell e Jill Radford approfondirono il concetto, legandolo a dinamiche di controllo patriarcale e discriminazione sistematica.

Il femminicidio è quindi una violenza di genere, e i numeri ci dicono che, negli ultimi anni, si è trasformata in un’emergenza mondiale. Nel 2022 si è registrato un record con 89.000 donne uccise intenzionalmente, di cui il 55% (quasi 49.000) è stato assassinato in contesti domestici, per mano di partner o familiari. Questo equivale a più di 133 donne uccise ogni giorno nel 2022 nelle proprie case, e l’Italia continua a registrare una delle percentuali più alte di omicidi femminili legati a dinamiche di genere (circa l’85% in contesti domestici). Per quanto riguarda le adolescenti, i dati globali mostrano che circa 15 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno subito violenze sessuali, spesso da partner o ex-partner.

La prima potente arma che possiamo utilizzare per prevenire che le nostre figlie adolescenti diventino vittime di abusi fisici e psicologici è sapere di che tipologia di uomo si tratta e come si comporta.

Conoscere per difendersi: qual è il profilo del potenziale femminicida

Il profilo psicologico di un femminicida o comunque di un uomo/ragazzo capace di violenza psicologica e fisica è complesso e può variare notevolmente a seconda del contesto personale, culturale e sociale. Tuttavia, alcune caratteristiche ricorrenti emergono dall’analisi criminologica e psicologica dei casi di femminicidio. Questi ragazzi spesso manifestano i seguenti tratti:

Bisogno di controllo e possesso

L’aggressore spesso mostra un desiderio ossessivo di controllo sulla vittima, percepita come una “proprietà”. La perdita di questo controllo, ad esempio durante una separazione o un rifiuto, è spesso un fattore scatenante.

“Sei Mia, senza di te non vivo, non lo capisci che per me sei tutto?”

Gelosia patologica

L’uomo o il ragazzo tendono a interpretare comportamenti in realtà innocui della vittima come segnali di infedeltà o abbandono: hanno una visione distorta della realtà.

“Non andiamo a quella festa, voglio stare solo con te. Le tue amiche sono delle Tr**e, perché le frequenti? Questo pantalone è troppo sexy! Perché hai guardato quel ragazzo?”

Rabbia e impulsività

I ragazzi violenti possono manifestare difficoltà nella gestione della rabbia, con esplosioni emotive incontrollate. 

“Gli spacco la faccia se ti guarda di nuovo. Sei una str***a, ti ho detto che non dovevi uscire senza di me, non te ne frega niente di ciò che sento. Cosa vogliono i tuoi genitori? Perché non ci lasciano in pace!?”

Narcisismo e senso di superiorità

Questa tipologia di ragazzi/uomini spesso ha un’immagine di sé grandiosa e non tollerano il rifiuto o la perdita del “prestigio” sociale legato a una relazione.

“Chi sono quelli? Sembrano veramente degli sfigati”

Mancanza di empatia

Queste persone sono incapaci di mettersi nei panni della vittima e di considerare le sue emozioni o il suo diritto all’autonomia.

“ Non capisco perché ci tieni tanto a questa stupida festa. Non capisco perché devi continuare a seguire questi corsi di musica da sfigati. Non so perché ti arrabbi, ti ho solo detto che voglio che cancelli tutti i tuoi amici maschi dalla tua rubrica”

Ci sono poi alcuni fattori socio-culturali che incentivano lo sviluppo di maschi, giovani o adulti, violenti e malati. I Paesi in cui c’è ancora una forte cultura patriarcale (tra cui l’Italia), ad esempio, sono molto più in pericolo. La visione patriarcale, infatti, enfatizza la superiorità maschile: in poche parole, gli uomini credono di avere diritto di controllare o punire una donna che si ribella alle aspettative di genere, e le donne che vivono in questi Paesi purtroppo hanno più difficoltà nel distinguere il male, perché sono abituate a considerare questi comportamenti come una normalità.

La prevenzione inizia dall’educare a riconoscere la mascolinità sana e tossica

La prima cosa che i genitori possono fare è rendere le ragazze consapevoli delle diverse tipologie di ragazzi/uomini sin dalla tenera età. Una ragazza adolescente, soprattutto se molto giovane, non ha gli strumenti per capire alcune sfumature di comportamento. Gli adolescenti si innamorano e basta. 

Ciò capita perché la corteccia cerebrale del loro cervello, quella parte che ci aiuta a essere razionali e riflessivi, non è pienamente sviluppata, e quindi agiscono basandosi sulle sensazioni più che su ragionate valutazioni. Restano affascinate dall’aspetto esteriore, dai comportamenti sicuri, dai complimenti, dalle attenzioni e non valutano il proprio partner in base a canoni seri su cui invece un adulto basa le proprie scelte. Ricordatevi sempre che per gli adolescenti vale l’equazione emozione= azione

Ecco alcune azioni significative di prevenzione da introdurre nella vostra vita familiare, da subito:

  1. Rendere chiaro in casa il concetto di mascolinità sana e di mascolinità tossica: parlate, leggete e commentate le notizie. Non girate frettolosamente canale perché le storie che sentite sono tristi. Il vostro obiettivo è accendere una lucina nella coscienza della ragazza che sarà pian piano in grado di distinguere un comportamento sano da uno patologico.

     

  2. Invitate le ragazze a fare squadra tra di loro, a mettere da parte le gelosie, a parlare e a confidarsi. Fategli capire quanto sia necessario essere aperte a ragionare sulle opinioni che ognuna si fa dell’altra. È importante, se qualcosa non va, dirlo senza offendersi e senza pensare che l’amica sia in malafede: in gioco c’è la loro sicurezza.

     

  3. State attenti a chi frequentano e non giudicate di continuo. Non scagliatevi contro alcuni amici solo perché più alternativi o trasgressivi nell’aspetto e nei comportamenti. Cercate di andare a fondo e capire davvero chi sono le persone buone e chi le persone cattive. L’aspetto, i gusti musicali, i piercing, le gonne corte, i tatuaggi non sono i segnali di una personalità disturbata. Siate moderni, altrimenti rischierete di non essere presi in considerazione quando esprimerete un’opinione.

     

  4. Diventate quei genitori che lasciano le proprie figlie libere di esprimere le proprie opinioni. Ascoltatele con serietà e insegnategli il dialogo e il dibattito. Prendere seriamente ciò che dicono, altrimenti perderete l’occasione d’oro di poter esprimere, anche voi, le vostre idee e di poter essere presi altrettanto sul serio.

     

  5. Introducete nella vostra vita attività di volontariato e di attivismo sociale. Portatele a visitare centri di violenza sulle donne, partecipate agli eventi, fate ascoltare le testimonianze, fate toccare con mano la realtà. Fate apprendere loro cosa significhi violenza e quante sfumature abbia.

  6. Fate capire alle ragazze che qualsiasi cosa gli capiti voi non sarete mai scandalizzati, perché spesso ciò che veramente uccide le donne è la sensazione di profonda vergogna che si prova a causa della quale decidono di non denunciare. Costruite in casa un ambiente in cui mai nessuno debba sentirsi in imbarazzo nel dire ciò che gli succede. Iniziate voi cari genitori a mostrarvi vulnerabili e ad aprirvi.

     

  7. Insegnate alle ragazze che molte volte il confine tra bene e male è segnato da una linea sottilissima. Educate le vostre figlie a capire che spesso i gesti peggiori arrivano mascherati con fiori, complimenti, messaggi insistenti, frasi d’effetto molto forti. 

Nessun uomo/ragazzo violento si è mai presentato dicendo: “Piacere, sono un ragazzo violento, geloso possessivo, maniaco e patologico che ti chiuderà in casa, ti farà perdere le amiche, ti proibirà di uscire e di vestirti come desideri.” 

Questo accade perché neanche loro ne sono consapevoli: nella loro testa è tutto normale.

Gli uomini e gli adolescenti patologici pensano di avere ragione e di dover possedere e controllare una ragazza. Basta contraddirli una volta, basta ribellarsi a una richiesta, basta esporre un proprio bisogno per vederlo calpestato… e quello è il segnale per capire che quella persona non è rispettosa e quindi non è da frequentare. 

Insegnate alle vostre figlie che una volta basta

La prima volta che urlano, la prima volta che commentano con disprezzo le loro amiche senza motivo, la prima volta che diventano inquietanti, la prima volta che si dimostrano non interessati a ciò che per loro è importante… In quel momento bisogna scappare e chiedere aiuto.

Affinché le ragazze sappiano distinguere questo confine sottilissimo, è fondamentale che questo lavoro avvenga prima di tutto in casa. Mi spiego meglio.

Se voi criticate le vostre figlie per ogni loro tratto adolescenziale, se non ascoltate i loro bisogni, se sminuite le loro richieste, se deridete le loro scelte, loro si abitueranno a ricevere questo trattamento e, peggio ancora, lo assoceranno ad un atteggiamento di amore e protezione. Le figlie devono avere ben chiaro in casa il modello opposto: genitori e fratelli che incoraggiano, che non limitano il loro genio creativo, che le apprezzano e che le fanno ricordare quanto meravigliose siano.

Un altro film molto utile da vedere è C’è ancora domani di Paola Cortellesi, che si batte da anni contro la violenza di genere grazie alla sua fondazione Una, nessuna e centomila. In questo film ci sono alcune scene che fanno ben capire che, per definire un’azione come abuso, non serve vedere una violenza fisica. Spesso abuso è anche una parola, un sorriso al momento sbagliato, uno sguardo.

La violenza inizia prima a livello psicologico: il ragazzo tende a far vergognare la ragazza, a condizionarla, a non ascoltare le sue richieste, a isolarla ma allo stesso tempo a ricoprirla di attenzioni finte nella speranza che abbocchi all’amo e rimanga intrappolata. 

“Andiamo alla festa?” chiede Mia nell’omonimo film, e lui risponde “No, vorrei trascorrere del tempo con te”.

Così come insegnate ai ragazzi che l’alcool fa male o che la droga è pericolosa, così dovreste insegnargli cosa sia tossico e cosa no nelle amicizie, relazioni o frequentazioni, che siano reali o virtuali.

Questo lavoro deve partire dalle mura di casa, dai come voi le trattate, dai modi che utilizzate con loro e da come le guardate (se con stima e amore, o se con disapprovazione e disprezzo).

Figlie che mostrano alcuni di questi tratti hanno bisogno di maggiore cura

Le ragazze che tendono a finire nelle mani di manipolatori violenti, nella maggior parte dei casi (ma non in tutti) dimostrano una vulnerabilità emotiva e psicologica. È facile riconoscerla perché si manifesta così:

  • bassa autostima: si sentono poco meritevoli di amore o di rispetto, e quindi tollerano maggiormente i  comportamenti abusivi. 
  • bisogno di approvazione: cercano conferme esterne o accettazione soprattutto da figure maschili, e ciò le rende suscettibili a manipolazione.
  • hanno avuto esperienze traumatiche pregresse: storia di abusi, trascuratezza o relazioni familiari problematiche.

È bene dire però che potrebbero anche non mostrare nessuno di questi aspetti, ma che potrebbero essere ragazze che idealizzano l’amore romantico e interpretano il controllo come “protezione” e la gelosia come “amore”. Oppure potrebbero essere completamente inesperte.

Cosa fare se una figlia frequenta già un ragazzo possessivo e potenzialmente violento 

In questo caso è molto importante non abbassare la guardia e iniziare un vero e proprio piano di recupero.  Non si può essere soli nel farlo: non fate l’errore di pensare di essere dei supereroi! Bisogna fare squadra e coinvolgere tutto il mondo circostante la ragazza, fondamentale per arrivare ad avere un’azione incisiva e risolutiva. Ai primi segnali di turbamento, bisogna agire e fermarsi solo quando si è estirpato il problema alla radice. 

Come si nota anche nel film Mia, il primo sbaglio che i genitori possano fare è sottovalutare la situazione e poi arrabbiarsi e impanicarsi quando questa si aggrava. Parliamo di vedere la propria figlia cambiare, chiudersi in camera, ricevere attenzioni eccessive, rifiutare le proprie amiche (perché screditate dal ragazzo), non andare più a lezioni di sport e/o di musica… e fa tremendamente male. Proprio in quel momento bisogna restare lucidi. 

Primo passo: prendete informazioni e informate le persone attorno alla ragazza sulle vostre preoccupazioni

Parlate con le amiche, prendete informazioni da chiunque sia attorno alla ragazza facendo capire l’importanza e la gravità della situazione. Coinvolgete i professori, gli insegnanti di musica e/o di sport, ma tutto con massima discrezione.

In casa bisogna essere rispettosi della ragazza, fermi in alcune regole ma mai giudicanti o esasperati nelle decisioni. Il giudizio e l’eccessiva preoccupazione fanno intimorire i figli, che pensano di non potersi aprire e credono che i genitori non siano emotivamente in grado di tollerare un dispiacere.  Le ragazze vittime di violenza, anche se vulnerabili, sono emotivamente intelligenti e sensibili, e spesso si preoccupano più degli altri (i genitori) che di se stesse. È importante tenere in considerazione questo aspetto. 

Secondo passo: contattate esperti e centri e fatevi consigliare

Niente è più utile del sentire il parere di esperti e di lasciarsi guidare nel difficile mestiere del genitore. Non possiamo permetterci di peccare di arroganza o di avere paura di dire “ho bisogno di aiuto”. Questi casi sono situazioni delicate per le quali nessun genitore è preparato: la lotta alla violenza è uno dei fardelli di questa umanità e pensare di sapere come combatterlo è illogico. Fate in modo che anche vostra figlia possa confidarsi con un esperto: forse si ribellerà all’inizio, ma poi vi ringrazierà.

Terzo passo: parlate in casa con serenità e calma

È molto utile parlare con le figlie e magari raccontare dei propri trascorsi. Non scagliatevi contro di loro ma fategli capire cosa vi ha fatto innamorare di alcuni ragazzi e cosa vi ha fatto respingere altri. L’opinione dei padri, rispetto a ciò che significa essere galantuomini, è importante. Fate delle azioni che valorizzino la ragazza e trovate delle scuse per non lasciarla mai sola, grazie all’aiuto di amici, parenti e altri educatori. Non date l’impressione di pensare: “ Ma sei cretina, non vedi che questo è un pazzo? Ma non ti accorgi che è patologico e che ti sta ingannando?”. Così abbasserete la sua autostima e la renderete ancora più desiderosa di fuggire da voi.

Quarto passo: seguite il vostro istinto

Quando un genitore attiva le proprie antenne, diventa un genitore ricettivo. Spesso si dice che nessuno meglio dei genitori comprende i figli: io direi che nessuno meglio di un genitore ricettivo comprende i figli. 

Se vi rendete conto che un’azione importante è richiesta, allora fatela. Portate vostra figlia lontano, fate un viaggio, passate del tempo fuori, distraetela, distoglietela da quella realtà e fatele ricordare chi è veramente. Siate riflessivi ma non abbiate paura di agire “in grande”, seppur coscienziosamente. Seguite i consigli degli esperti, ma allo stesso tempo metteteci del vostro. 

Come educare i figli maschi affinché evitino il maschilismo tossico

Per i figli maschi il discorso non cambia: in casa è dovere dei genitori insegnare loro cosa significhi avere una mascolinità sana. Gli adolescenti maschi tendono a imitare i propri coetanei e ciò rende tutto difficile, se vivono in ambienti in cui la mascolinità è principalmente tossica. 

Cercate di far capire loro che molti ragazzi e uomini, per quanto si mostrino sicuri e dominanti, in realtà spesso sono coloro che soffrono di complessi di inferiorità, che si manifestano con comportamenti di superiorità, con gesti violenti e screditanti nei confronti di altri. Mostrate loro esempi di maschilismo sano, favorite la frequentazione di luoghi in cui i valori maschili siano etici.

Rendeteli responsabili della difesa delle donne: questo, ovviamente, non mettendosi in pericolo… ma imparando a denunciare alcuni comportamenti, a parlarne apertamente e ad allontanarsene. La lotta alla violenza di genere è responsabilità della comunità intera: dobbiamo sensibilizzarci a riguardo e sensibilizzare chiunque tenda a sminuirla. 

Spero di avervi dato alcuni utili spunti per poter iniziare questa battaglia dalle mura di casa vostra. Ricordatevi che il Team Younite è qui per supportare voi genitori di adolescenti: per una prima consulenza gratuita, compilate il form sottostante e verrete ricontattati quanto prima!

Nan Coosemans

Fondatrice di Younite

 

Picture of Nan Coosemans

Nan Coosemans

Fondatrice di Younite®, Family e Youth Coach, Autrice del libro “Quello che i ragazzi non dicono” ed. Sperling & Kupfer e mamma di 3 figli. Lavoro da oltre 20 anni nel mondo dello sviluppo personale. Ho fondato Younite® nel 2010 e Genitori in Azione nel 2016, la prima scuola online per genitori con adolescenti. Ho studiato vari anni in America, Olanda e Inghilterra integrando il lavoro sviluppato con con NLP, TLT, VT® e Family Therapist. Insieme alla squadra di Younite® ho lavorato con migliaia di ragazzi e famiglie in Olanda & Italia. Sono co-fondatrice dell'Accademia YADA, la prima scuola di formazione per diventare Family o Youth Coach in Italia

Cosa non fare con un figlio adolescente

Video Corso Gratuito

Cosa troverai in questo video corso?

Tutto completamente GRATIS!

Scopri gli errori assolutamente da NON fare con un adolescente

Compila il FORM per ricevere il video corso Gratuito via mail:

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter e ricevi consigli utili per guidare al meglio i tuoi ragazzi!

Torna in alto

Workshop per diventare un genitore consapevole