La formula dell’educazione: riflessioni da “Nel nome del padre” di Don Mazzi

Lorena
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Una delle mie letture recenti è un libro di Don Mazzi, “Nel nome del padre”, nel quale ho scoperto una formula dell’educazione che mi ha profondamente conquistata. Questa formula, semplice ma potente, mi ha colpito per la sua capacità di sintetizzare ciò che ogni genitore desidera trasmettere ai propri figli e ciò che ogni figlio dovrebbe cercare per il suo sviluppo completo e maturo, anche “fuori” dalla propria famiglia d’origine.

Durante i miei percorsi di crescita personale ho avuto l’opportunità di incontrare Don Mazzi e di apprezzare le sue idee spesso innovative e talvolta controcorrente sull’educazione e sull’adolescenza. Le sue esperienze come “padre” di adolescenti considerati “difficili” non erano solo una missione di vita, ma gli hanno anche fornito una prospettiva unica e preziosa, riassunta nella frase che mi è rimasta impressa: “Gli adolescenti hanno ragione!”.

Il postulato della ragione adolescenziale

Partendo da questo postulato, che riconosce agli adolescenti la capacità di conoscere il proprio mondo meglio degli adulti, Don Mazzi propone una formula che considero una bussola per la navigazione dell’educazione:

(4A + 1S) x R^2/F = U/D

Le variabili della formula rappresentano i seguenti concetti:

  • 4A: Autonomia, Autostima, Affettività, Apertura. Questi elementi sono fondamentali per sostenere lo sviluppo di un adolescente in un individuo completo e maturo.
  • 1S: Singolarità. Ogni individuo è unico, e questa unicità dovrebbe essere riconosciuta e valorizzata.
  • R e F: Realtà e Fortuna. La vita è una combinazione di realtà, su cui possiamo esercitare un certo controllo, e fortuna, che rappresenta gli elementi casuali e inaspettati.
  • U/D: Uomo/Donna adulto/a. Il risultato dell’equazione è un individuo adulto equilibrato, capace di affrontare la vita con proattività e resilienza.

Qualche riflessione

Come possiamo adattare questa formula al mondo di genitori e figli adolescenti, e alle sue dinamiche?

Autonomia: come genitori, dobbiamo chiederci se stiamo facendo abbastanza per promuovere l’autonomia dei nostri figli. Domandiamoci se stiamo dando loro spazio, tempo e risorse per esplorare il mondo, fare scelte e imparare dai propri errori. Ecco alcune domande…
Diamo loro la possibilità di scegliere? Li stiamo lasciando liberi di fare le loro esperienze e anche di sbagliare? E quando sbagliano, interveniamo subito o lasciamo loro il tempo di trovare soluzioni, per risolvere con le loro forze?

Autostima: l’autostima si nutre del feedback che riceviamo dagli altri e dal dialogo interno che manteniamo con noi stessi. È importante quindi riflettere su come il modo in cui parliamo a noi stessi e ai nostri figli possa influenzare la loro autopercezione. Ecco alcune domande…
Dov’è l’origine del dialogo? Dove lo impariamo, quando siamo piccoli? Come parliamo a noi stessi? Ci incoraggiamo o ci convinciamo di essere incapaci? Come parliamo ai nostri figli? Mettiamo in luce i loro punti di forza per superare i momenti di difficoltà o li mortifichimo con giudizi pesanti e aspettative irragionevoli? Come rispondiamo ai nostri genitori? Li viviamo come alleati o come giudici pronti a sottolineare i nostri errori? 

Affettività: in un’età in cui gli adolescenti possono sembrare distanti o indifferenti, è fondamentale assicurarsi che sappiano di avere un rifugio sicuro nella loro famiglia, un luogo dove le emozioni possono essere espresse e accolte senza giudizio. La metafora che mi piace è quella della nave che lascia il porto: i capitani sono i nostri figli adolescenti, mentre noi genitori siamo quelli che salutano dal molo. Noi restiamo lì, non saliamo sulla nave: possiamo fare raccomandazioni, possiamo dare loro una bussola fatta di valori, ma per nessuna ragione possiamo salire. Sulla nave i nostri figli non saranno soli, anzi, saranno in compagnia di tutte le loro paure, piccoli mostri sottocoperta che usciranno sul ponte, a volte urlando e facendo facce davvero brutte, quando la nave comincerà a spiegare le vele verso il mare aperto.
Il primo aspetto positivo è che le paure si stancheranno di urlare, diventando amiche dei nostri figli. Il secondo è che se dovessero decidere di tornare a casa, noi saremo sul molo ad aspettarli, per dare loro la forza di ripartire.

Apertura: è essenziale promuovere un approccio aperto al mondo e alle sue infinite possibilità, ed è un dono che possiamo fare ai nostri figli, incoraggiandoli a sperimentare e a imparare sempre.

Singolarità e Realtà/Fortuna: accettare e abbracciare la singolarità di ogni individuo, unico ed irripetibile, riconoscendo che non ci sono regole che valgono per tutti. Le uniche “norme” da applicare sono l’ascolto, la connessione, la curiosità e la fiducia. Allo stesso tempo, è importante ammettere che la realtà e la fortuna giocano entrambe un ruolo nel nostro percorso di vita. Diventa allora essenziale accettare che ci sia una realtà che non si può controllare, il cui peso è molto più grande di quello della fortuna, che invece agisce in modo casuale “dividendo” il peso della prima. Ed è così che si sviluppa una visione equilibrata e resiliente dell’esistenza.
Questo concetto mi ricorda una frase che sentii ad un incontro: “Nella vita servono occhio, gamba e fortuna”. L’occhio è il talento, la capacità innata di trovare soluzioni, le passioni che ci fanno vivere con entusiasmo. La gamba è l’impegno, la resistenza alle difficoltà. La fortuna è… beh, riesci ad immaginare a quale parte del corpo sia associata!

In conclusione, la formula di Don Mazzi offre una visione profonda e articolata dell’educazione, che va oltre le semplici regole per abbracciare una comprensione più ricca e sfumata del rapporto tra genitori e figli. È un invito a esplorare insieme il significato dell’autonomia, dell’autostima, dell’affettività, dell’apertura e della singolarità. Ai genitori che stanno leggendo, consiglio caldamente la lettura di questo libro… e vi lascio le sue conclusioni:

“Educare un figlio, per una madre ed un padre, significa essere presenti al suo fianco stimolando in lui autonomia, autostima, affettività ed apertura. Di questo figlio scopriremo ed impareremo ad amare la singolarità, cioè il suo essere unico e diverso da chiunque altro: diverso anche da noi. Lasceremo che questo figlio incontri la realtà, quanta più realtà possibile, anche se la tentazione di difenderlo sarà sempre molto forte. Scopriremo anche che della realtà da parte una maggiore o minore presenza di fortuna ed impareremo ad orientarci anche a proposito di questo fattore. Il risultato sarà l’essere umano, uomo o donna, più equilibrato, propositivo ed attrezzato possibile. Una persona che comunque vada, ameremo sempre, sempre, sempre.”

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