Adolescenti e tatuaggi: perché li fanno e come possono reagire i genitori

Tatto
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“Mamma, voglio farmi un tatuaggio!”

Vi siete mai sentiti dire questa frase? E cosa avete risposto? 

Se siete genitori “tradizionali” (e soprattutto senza nessun tatuaggio!), spesso ricevere questa richiesta mette in difficoltà, e fa anche sorgere la paura che, al nostro NO, i figli possano reagire tatuandosi di nascosto.

Di solito le risposte più gettonate tra i genitori sono: 

“Amore, sei piccolo/a, quando ti fai grande poi ci pensiamo…” 

“Amore, sono orribili! Non ti permettere di tatuarti la pelle o ti metto in punizione per la vita!” 

“Non esiste, costano tantissimo e i soldi non te li do.” 

Tra qualche riga vi spiegherò il  motivo per cui ognuna di queste risposte diventa in realtà un’arma a doppio taglio per quei genitori che desiderano che i propri figli imparino a ragionare.

Prima cosa da fare: analizzare la situazione in maniera obiettiva

Come spesso affermo, noi genitori siamo comunque frutto di condizionamenti forti derivanti da due fattori: la nostra famiglia e il contesto sociale in cui siamo vissuti. 

Entrambi questi fattori cambiano col tempo, e quindi il nostro dovere è quello di “aggiornarci alla versione più recente” … proprio come un iPhone!

Scherzi a parte, dobbiamo cercare di tenere la mente sempre aperta, dimostrando disponibilità a cambiare idea e opinione su tutte le circostanze che si presentano con i nostri figli. È in questo modo, infatti, che ci guadagniamo il rispetto dei più giovani.

Molti genitori sono vissuti con adulti di riferimento assolutamente contrari ai tatuaggi, persone che hanno manifestato una forte opinione negativa a riguardo. 

Il tatuaggio, in effetti, è qualcosa che non è facile rimuovere, che costa tanto e che spesso nasconde dei rischi (allergia, malattie…).

Oltre a ciò, gode anche della fama di essere il simbolo di galeotti, criminali, spacciatori, membri di gang o di personaggi un po’ gretti, quindi rischierebbe di infangare la reputazione dei nostri figli. 

In un paese tradizionalista come l’Italia, poi, il tatuaggio potrebbe anche compromettere la vita lavorativa dei nostri ragazzi. Ci sono molte aziende che, ancora oggi, richiedono agli impiegati di non avere tatuaggi (almeno, non in vista).

Il tatuaggio moderno assume un significato diverso e più legato alle sue origini

Lo sapevate che la storia dei tatuaggi è lunga e affascinante? Risale a migliaia di anni fa e ha attraversato molte culture diverse.

La prova più antica dei tatuaggi è stata trovata sulla mummia di Ötzi, l’Uomo del Similaun, risalente a circa 5.300 anni fa. Ötzi, scoperto nelle Alpi italiane, aveva 61 tatuaggi a base di carbone. Si ipotizza che i tatuaggi avessero una funzione terapeutica piuttosto che decorativa. La loro posizione coincideva, infatti, con punti di pressione noti in agopuntura e altre pratiche mediche tradizionali.

Negli anni, la pratica del tatuaggio si è diffusa in Europa, Polinesia e America del Sud, e ha sempre avuto significati diversi. In Europa, durante il Medioevo, era utilizzato dai crociati per dimostrare la loro fede e per assicurarsi una sepoltura cristiana. Non era, quindi, solo il marchio che veniva inflitto a carcerati e/o criminali.

Altro utilizzo molto comune del tatuaggio, nell’antichità, era quello di simboleggiare il viaggio: i marinai spesso si tatuavano al termine di un lungo viaggio. Se ci riflettiamo un attimo, anche oggi spesso succede questo: ci si tatua durante o dopo un viaggio.

Il tatuaggio oggigiorno è di grande moda tra personaggi famosi di ogni tipo e provenienza culturale: cantautori, ballerini, presentatori, attori, imprenditori, giovani manager, artisti

È diventato una forma d’arte: molti tatuatori sono prima di tutto dei disegnatori, persone che decidono di fare questo lavoro sia perché molto remunerativo, sia perché aiuta a esprimere la propria arte. Posso assicurarvi che molti di loro sono diventati delle vere e proprie star che girano di città in città appoggiandosi ai vari studi per portare ovunque la loro passione. Spesso queste celebrity hanno un calendario fittissimo e, per prendere appuntamento, occorre prenotare con mesi di anticipo. Quindi, prima di partire prevenuti davanti alla parola “tatuaggio”, bisogna fare delle distinzioni: ci sono tatuaggi e tatuaggi. 

Parlando della società moderna, inoltre, bisogna ammettere che le tipologie di lavoro sul mercato sono molte di più: non si è più costretti a dover scegliere solo tra dottore, avvocato, ingegnere o professore. Quindi anche la possibilità di avere uno “stile diverso” a lavoro oggi è più ben accetta e contemplata.

Dulcis in fundo, non è neanche più tanto vero che il tatuaggio è per sempre, perché si stanno diffondendo rapidamente laboratori specializzati nella rimozione di tatuaggi, sia neri sia colorati. Ovviamente tutto ciò ha un costo piuttosto elevato, però c’è la possibilità di cancellare qualcosa che un tempo si credeva essere indelebile. 

Come i genitori solitamente reagiscono e quali sono gli errori più comuni

Davanti alla sopracitata richiesta “Mamma/papà, voglio un tatuaggio!”, solitamente sorge un dilemma che affligge il genitore più tradizionalista:

“Gli dico di no, rischiando che se lo faccia di nascosto, magari in condizioni sanitarie non sicure, ma per disincentivarlo/a gli tolgo tutti i soldi e gli prometto severissime punizioni?”

oppure

Sposto il problema facendo finta che non sia contrario/a, dicendo che potrà farlo quando sarà grande e sperando segretamente che cambi idea tra qualche anno.”

La paura di alcuni genitori è più che altro legata al fatto che il figlio voglia fare qualcosa di cui poi si pentirà. Con gli adolescenti, però, il “problema” è che sono abbastanza grandi da poter agire da soli, e inoltre sono anche facilmente condizionabili e difficilmente domabili. 

I genitori quindi che pensano di spostare il problema o di reagire con una forte negazione rischiano di sortire l’effetto completamente opposto, ossia: 

1) I figli si fanno il tatuaggio di nascosto perché lo desiderano davvero, rischiando anche di affidarsi a studi poco sicuri o addirittura ad amici di amici che tatuano in casa;

2) I figli fanno lo stesso il tatuaggio per il gusto di contraddire il genitore, la cui opposizione non ha fatto altro che accendere ancora di più il desiderio di “vincere e ribellarsi”. 

Qual è, allora, la mossa più saggia per un genitore?

Valutare le ragioni dei nostri figli e comunicare con loro 

I nostri figli non sono tutti uguali: alcuni sono alternativi o ribelli, altri sono più classici nei gusti, altri ancora sono molto vanitosi, altri meno…

Parlare con i nostri figli è sempre la chiave… e non mi stancherò mai di ripeterlo!

Un figlio ti dirà che vuole un tattoo perché è figo, perché ce l’hanno tutti, perché si porta tantissimo, perché vuole farlo insieme all’amico o all’amica o perché vuole ricordarsi di qualcosa. Nello specifico, queste motivazioni possono essere così classificabili:

  • Espressione di identità: molti adolescenti vedono i tatuaggi come un modo per esprimere la loro individualità e identità personale.
  • Influenza dei pari: gli adolescenti possono essere influenzati dai loro amici o dalle tendenze sociali e culturali.
  • Modelli di riferimento: celebrità e personaggi pubblici con tatuaggi possono ispirare i giovani a seguirne l’esempio.
  • Significati personali: alcuni adolescenti scelgono tatuaggi per commemorare eventi importanti o per rappresentare simboli che hanno un significato personale.

Qualunque sia la loro ragione, noi dobbiamo aprire un dialogo con loro! La richiesta di un tatuaggio può essere vissuta non come una scocciatura, ma come un’occasione per approfondire la conoscenza dei nostri figli. 

Quale sarebbe una buona reazione di un genitore alla richiesta di un tatuaggio?

Davanti a questa richiesta molti genitori si affrettano a rispondere esprimendo subito un’opinione contraria (o a favore, perché no). Ma cosa succederebbe se, invece di rispondere con un Sì, un No o un Forse, cambiassimo approccio e rispondessimo con una domanda? Questa strategia è stata rubata direttamente dalla filosofia e dai grandi pensatori: fare e farsi delle domande stimola la riflessione e il ragionamento

Conoscevate la Tecnica dei 5 Perché? 

Quando vogliamo fare qualcosa ma vogliamo essere sicuri che sia la decisione giusta, oppure quando vogliamo decifrare un nostro atteggiamento istintivo e capire da dove provenga, possiamo utilizzare questa tecnica. Ora vi spiego come funziona…

In breve, bisognerebbe porsi o porre per ben 5 volte la domanda “Perché?”, in quanto la prima risposta sarebbe quella più istintiva e meno veritiera, mentre le altre sarebbero quelle più sincere e profonde. 

Un genitore potrebbe quindi rispondere al figlio: “Capisco amore, come mai vuoi farti un tatuaggio? Da chi hai preso l’ispirazione? E cosa ti tatueresti? Come mai proprio questo simbolo?” 

Il genitore potrebbe anche dare al figlio le informazioni storiche sul tatuaggio mostrandosi ai suoi occhi una persona preparata e aggiornata.

Fare queste domande permetterebbe di raggiungere due risultati: 

  1. Capire cosa passa nella testa dei nostri figli, che idee hanno, quanto e da chi sono influenzati o influenzabili.
  2. Portarli a ragionare senza imposizioni. Gli adolescenti sembrano convinti al 100% delle loro idee ma, quando li portiamo a ragionare, solitamente si rendono conto da soli che non sono così solide come speravano.

In questo modo potrete avere una conversazione in cui (sia voi, sia loro) esprimete le vostre opinioni. 

Come comunicare al figlio la decisione finale che il genitore intende prendere?

Solo dopo aver stabilito un dialogo risulta più facile dire ai figli come si intende agire. Si intende, solo dopo che, ad esempio, avrete valutato insieme i pro e i contro del tatuaggio, ovvero anche dopo che avrete parlato di cosa significhi rimuoverlo e quanto costi. 

Potreste anche guardare video insieme di persone che parlano dei propri tatuaggi e della questione di farseli in giovane età, oppure controllare statistiche online e valutare in quale percentuale le persone si pentono dopo essersi fatte un tattoo.
Un’altra idea carina è quella di creare ilarità intorno all’argomento e di guardare insieme le foto che girano sul web di “tatuaggi sbagliati” che alcuni sfortunati hanno ricevuto.
Tutto questo serve a creare complicità e comunicazione, evitando che si alzi invece un muro.

Alla fine, però, il genitore deve prendere una decisione: in fondo è lui che dovrà firmare i permessi (per i minori), e per questo motivo, ha diritto/dovere di scegliere.

  • Se si vuole optare per il Sì, si possono anche pattuire alcune condizioni legate al tipo di tatuaggio, alla parte del corpo su cui farlo, allo studio da scegliere e al costo massimo da sostenere. 
  • Se si vuole optare per il No, si può proporre al figlio di prendere tempo e spiegargli che, in questo momento, non si è convinti di voler dare il permesso assumendosi questa responsabilità, preferendo che il figlio aspetti un po’. 

Potrebbe anche capitare che i ragazzi stessi decidano, alla fine, di cambiare idea. 

A prescindere dalla scelta finale, questo approccio vi avrà comunque dato l’occasione di approfondire il vostro rapporto e di conoscervi a vicenda, senza far scaturire litigi o effetti indesiderati. 

Spero di aver dato a tutti i genitori uno spunto su come gestire con calma e assertività una richiesta spesso ritenuta scomoda. 

Younite è accanto agli adolescenti e ai genitori di adolescenti da più di 10 anni: se sei un genitore che desidera ricevere consigli su come gestire il rapporto con i propri figli adolescenti, richiedi una consulenza con un nostro coach che ti accompagnerà in questo percorso. 

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Nan Coosemans

Fondatrice di Younite®, Family e Youth Coach, Autrice del libro “Quello che i ragazzi non dicono” ed. Sperling & Kupfer e mamma di 3 figli. Lavoro da oltre 20 anni nel mondo dello sviluppo personale. Ho fondato Younite® nel 2010 e Genitori in Azione nel 2016, la prima scuola online per genitori con adolescenti. Ho studiato vari anni in America, Olanda e Inghilterra integrando il lavoro sviluppato con con NLP, TLT, VT® e Family Therapist. Insieme alla squadra di Younite® ho lavorato con migliaia di ragazzi e famiglie in Olanda & Italia. Sono co-fondatrice dell'Accademia YADA, la prima scuola di formazione per diventare Family o Youth Coach in Italia

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