Chi sono i “Third Culture Kids”: gli adolescenti la cui casa è sia dappertutto e sia da nessuna parte?

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Picture of Riccardo Re

L’adolescenza viene vissuta in modo diverso dai ragazzi. Spesso questa differenza è data dal luogo in cui nasce e/o cresce l’adolescente che, nella maggior parte dei casi, è lo stesso per tutto (o quasi tutto) il periodo adolescenziale. 

Ci sono però dei gruppi di adolescenti che non hanno avuto questa esperienza e si ritrovano a nascere, crescere e vivere in molteplici ambienti

Questi ragazzi vengono chiamati “Third Culture Kids” (“ragazzi di terza cultura”) dato che la loro vita formativa è stata influenzata da tre (o più) culture: la prima è quella di nascita o quella famigliare, la seconda è quella di crescita e la terza è quella del posto in cui si trovano.

L’esempio di un Third Culture Kid è quello di un ragazzo nato in Italia da una famiglia messicana, cresciuto a Singapore e che vive a New York. 

In questo caso, il ragazzo in questione ha a che fare con quattro culture completamente differenti che hanno sicuramente un grosso impatto sulla persona che è oggi: quella messicana dalla famiglia, quella italiana dalla nascita, quella di Singapore dagli anni di infanzia e preadolescenza, e quella americana dall’adolescenza che sta vivendo.

 Dato che molti “Third Culture Kids” (TCK) crescono in famiglie piuttosto benestanti, le loro difficoltà vengono un pochino trascurate in quanto i genitori tendono a pensare “di stare dando tutto ai propri figli” e quindi a non valutare obiettivamente i pro e i contro di essere un TCK. 

La verità è che essere un TCK può avere davvero tanti vantaggi e può creare tantissime opportunità, ma può creare anche molte sfide e conflitti nella vita dell’adolescente. 

Ci sono approssimativamente oltre 220 milioni di “Third Culture Kids” nel mondo e, in base a varie ricerche, si è scoperto che le sfide che i TCK vivono si legano molto alla mancanza di un sentimento di casa

Il fatto di avere nella propria vita l’influenza di così tante culture diverse manda in confusione l’adolescente che non riesce a definire esattamente dove sia casa per lui.

Spesso questi ragazzi hanno difficolta a rispondere alla domanda: “Da dove vieni?”, per loro la risposta a questa domanda è già molto complessa. 

Le sfide più grandi di essere un TCK: la mia storia personale.

Io stesso sono un TCK e vivo tuttora, a 21 anni, questa difficoltà di capire dov’ è casa per me. Sono nato a Milano da una famiglia genovese, ho vissuto 5 anni della mia adolescenza a Dubai, ho studiato all’università di Londra e non riesco a individuare quale tra questi luoghi io senta maggiormente come casa.

Questa assenza di un “sentimento di casa” porta anche a delle difficoltà nella transizione alla vita adulta, dove la mancanza di radici porta l’adolescente-quasi-adulto a sfide emotive e a dover fare rivalutazione di priorità e filosofie proprie.

In molti casi succede che l’adolescente trova un senso di appartenenza nelle relazioni più che nei luoghi geografici

Esempio personale: da quando mi sono trasferito all’estero e ho vissuto in pieno i miei anni adolescenziali fuori dal paese in cui ero cresciuto, il mio senso di appartenenza giaceva nelle relazioni create ai campus Younite a cui partecipavo in estate e ai miei compagni di scuola a Dubai, che però cambiavano ogni anno se non ogni semestre. 

Questo ha portato a vari momenti nella mia vita in cui ho messo in discussione chi fossi veramente e dove fosse veramente la mia casa o il mio senso di appartenenza. Non è stato facile, ma sono consapevole che questa, come tutte le sfide, non viene solo per nuocere ma anche per portare noi TCK ad avere delle risposte a domande importanti durante l’adolescenza.

I vantaggi di essere un TCK

 La mancanza di una casa per i TCK porta a tanti vantaggi mentali ed emotivi per l’adolescente. 

Generalmente, i TCK sono più maturi di altri ragazzi adolescenti coetanei, dato che hanno già vissuto esperienze da adolescente che, se non fossero stati TCK, avrebbero vissuto solo in età adulta. 

Inoltre, i TCK hanno una prospettiva tridimensionale del mondo. 

Avendo avuto l’opportunità di vivere all’interno di tante culture diverse e di viaggiare molto, la loro visione del mondo è più reale, il mondo non viene solo studiato sui libri…ma anche vissuto in prima persona. 

Personalmente posso affermare che, in diversi casi, mi sono trovato in conflitto con dei miei amici italiani a causa di questa differenza di prospettiva. Il mio modo di vedere le cose differisce con quello degli altri. 

Inoltre, mentre per me fare un viaggio all’estero, spostarmi da solo, essere completamente autonomo è una cosa semplice mentre la vita cittadina, quella in cui si scende in piazza, si esce per vedere chi c’è in giro, mi sembra un po’ estranea, per i miei amici è esattamente il contrario. 

Molte ricerche fatte in diversi Paesi, tra cui l’Italia, comunicano che i TCK di diversi Paesi hanno più in comune con altri TCK di altri paesi rispetto che ai loro connazionali coetanei che sono vissuti sempre nello stesso luogo. 

A livello di competenze, i TCK vantano già diverse skills nel loro curriculum. Quasi tutti i TCK sono bilingue e in genere hanno una conoscenza della lingua inglese già dall’infanzia. Spesso i genitori di TCK cercano di iscrivere i figli in delle scuole internazionali (per la maggior parte in lingua inglese) rispetto a scuole statali del paese d’origine, in modo che i figli non si imbattano in difficoltà linguistiche nel paese di residenza di quel momento. 

Ad esempio, io ho frequentato una scuola internazionale al liceo… infatti per scrivere questo articolo, Google Traduttore mi è stato molto utile!

 Per concludere, i “Third Culture Kids” sono persone molto speciali, che nonostante le grandi opportunità che ricevono a livello economico, culturale e di esperienze, vivono molte sfide, e passeranno tutta la loro vita a cercare un posto da chiamare casa, anche se alla fine per loro, per noi, casa vuol dire le persone di cui ci circondiamo, le persone che ci vogliono bene.

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Riccardo Re

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