Paghetta settimanale ai figli: come e quanto dare?

Adolescenti e Paghetta
Picture of Nan Coosemans

Cari genitori, oggi parliamo della paghetta settimanale: un tema molto vecchio, ma che resta sempre attuale!

Sembrerebbe un argomento semplice e banale da affrontare, invece si tratta di un tema importante che può aiutare i vostri figli a diventare capaci di prioritizzare le loro scelte, dare maggior valore al denaro e fare sacrifici per ottenere ciò che desiderano. 

La paghetta non è, infatti, una semplice somma di denaro, ma uno strumento di educazione finanziaria che voi genitori potete utilizzare per accompagnare la crescita dei vostri figli. 

Quando si può iniziare a dare la paghetta settimanale?

Attorno ai 10 anni circa, i nostri figli iniziano ad avanzare la richiesta di avere del denaro per sé. Qualcuno potrebbe chiederlo più tardi, qualcun altro addirittura prima, ma una cosa è certa: saranno i ragazzi stessi a chiedere. La maggiore autonomia conquistata nella preadolescenza li spinge a desiderare di compiere delle azioni e delle scelte in maniera totalmente indipendente dal genitore. 

Tutto succede repentinamente: il giorno prima è il genitore che compra tutto e che si preoccupa di ogni cosa, mentre il giorno dopo i figli chiedono di poter ricevere del denaro per comprarsi da soli un gioco o andare a mangiare con gli amici.

Spesso noi genitori, davanti a questa richiesta, sentiamo un leggero fastidio per diversi motivi: 

  • Dobbiamo fare una cosa nuova, a cui non eravamo abituati
  • Dobbiamo accettare che i nostri figli avranno una libertà di scelta che ci potrebbe spaventare
  • Dobbiamo prendere delle decisioni che ci mettono un po’ in difficoltà, ad esempio: Quanti soldi dargli e ogni quanto darglieli?

La richiesta della paghetta in realtà è una bellissima opportunità per noi genitori di conoscere i nostri figli.

Come un genitore può trasformare la paghetta in uno strumento educativo per i propri adolescenti?

I genitori non possono fermare la crescita dei propri figli: volente o nolente, loro spiccheranno il volo da soli (e meno male!). La natura deve seguire il suo corso e noi genitori possiamo solo agevolarlo, accompagnare questo processo cercando di fare in modo che sia il migliore possibile per i nostri ragazzi. 

Dunque, la richiesta della paghetta non è solo un desiderare denaro. La richiesta della paghetta è un messaggio da parte dei ragazzi, che dice: 

Sono più grande, su molte cose sono già autonomo: mi vesto da solo, prendo l’autobus per andare a scuola e faccio i compiti da solo. Solo per i soldi dipendo completamente da te, e mi piacerebbe capire cosa si prova a non sentire questa sensazione di completa dipendenza.

Questa è una richiesta matura e naturale e noi possiamo trasformarla in una lezione di vita che gli sarà utile per sempre! 

Quando i nostri figli ci chiedono la paghetta, fermiamoci un momento, guardiamoli e diciamogli: “Va bene allora, sediamoci e parliamone”. Se invece non si è pronti ad affrontare il discorso, è molto importante rimandare la chiacchierata a un secondo momento: servirà a raccogliere le nostre idee e prepararci alla conversazione. 

Quanto dare di paghetta ai nostri figli adolescenti e ogni quanto?

La prima considerazione da fare è quanto elargire di paghetta. Per fare questa scelta, bisogna innanzitutto capire per cosa i nostri figli ce la chiedono. Noi potremmo farci una nostra idea a priori, e poi modificarla/negoziarla nel corso della conversazione con i nostri ragazzi. Ovviamente i ragazzi di 10 anni avranno bisogno di una paghetta più bassa, rispetto a quella dei ragazzi più grandi. 

La somma di denaro da dare non deve essere né troppo bassa, né troppo alta. Pochi soldi, infatti, risulteranno essere una frustrazione: magari hanno in mente di comprare un gioco della Play Station, e vedranno l’obiettivo irraggiungibile con 5€ a settimana! Una paghetta troppo alta, invece, non gli permetterà di fare quello sforzo necessario a capire cosa gli piace davvero e per cosa spenderebbero i loro soldi. 

La gestione del denaro non è semplice per noi adulti… figuriamoci per loro!

Alcuni ragazzi sono naturalmente portati a mettere da parte, a riflettere sulle scelte e a compiere azioni logiche e assennate. Altri ragazzi invece, presi dal momento di euforia, potrebbero spendere tutto e subito, restando a corto di denaro fino alla settimana successiva.

La paghetta come strumento educativo

Grazie a questo nuovo strumento avrete l’opportunità di conoscere meglio i vostri figli e anche di permettere a loro stessi di conoscersi. Sono le esperienze della vita che ci aiutano a capire quali siano i nostri punti di forza e i nostri punti di debolezza. 

Inizialmente magari alcuni figli, come già anticipato, spenderanno per cose non importanti e/o resteranno senza soldi prima del tempo. Altri, invece, metteranno da parte per raggiungere un obiettivo. Altri ancora spenderanno per cose che credevano necessarie, ma che poi si rivelano poco utili. 

Mettiamo il caso che stia per iniziare nuovamente l’anno scolastico: abbiamo comprato tutto il necessario a nostro figlio e lo zaino dell’anno scorso è ancora in ottime condizioni. Lui però ci chiede di avere uno zaino nuovo, appena uscito, dei pennarelli speciali e/o un porta pastelli all’ultimo grido che piace a tutti. 

In questa circostanza, introdurre la paghetta è un’ottima idea. Significa far capire ai nostri figli che noi provvediamo a loro per tutto il necessario ma che, se desiderano avere di più, possono farlo facendo alcuni sacrifici. 

Spesso i ragazzi avanzano delle richieste per oggetti che in quel momento sembrano a loro irrinunciabili ma che, in fondo, alla fine sono solo degli “sfizi”. Dare loro la possibilità di mettere del denaro da parte, di aspettare e poi di comprendere, grazie all’attesa e al sacrificio, se veramente vale la pena spendere i soldi in quegli oggetti… sarà fondamentale

Loro stessi, senza il minimo sforzo da parte nostra, sentiranno dentro sé cosa è veramente importante e cosa no. L’analisi di come si sentono dopo aver acquistato qualcosa è importante. Potremmo chiederglielo: Come ti senti ora che hai le tue scarpe nuove?

Qualcuno potrebbe dire di essere felice e soddisfatto, qualcun altro potrebbe dire che, a spese fatte, avrebbe preferito tenersi da parte il denaro. Vanno bene entrambi i casi: in questo modo, capiscono cosa conta davvero per loro. Noi non siamo lì per giudicarli… ma per renderli consapevoli!

Non dobbiamo quindi dire frasi come “Te l’avevo detto!”, ma piuttosto “Bene, è stato utile: così hai capito qualcosa in più”.

Le regole da rispettare per la paghetta

Per fare in modo che la paghetta diventi uno strumento utile è però necessario che i genitori rispettino alcune regole. Vediamole insieme:

  • La paghetta dovrebbe essere legata a piccoli lavoretti svolti dai ragazzi

Non è importante l’entità del lavoretto, quanto la costanza che dimostrerà il ragazzo nel prendere questo impegno. Se c’è qualcosa in casa, anche di semplice ma utile che i ragazzi possono fare, allora sarebbe ideale affidargli quel compito. Alcuni esempi sono: lavare i piatti due volte a settimana, fare la spesa due volte a settimana, riordinare, occuparsi del lavaggio dell’auto una volta al mese, della manutenzione di qualcosa una volta a settimana… Insomma, è importante che i ragazzi imparino a rispettare un “contratto” che prevede un compenso in cambio di qualcosa di utile per tutti. Devono fare la differenza e sentirsi d’aiuto.

  • La paghetta non dovrebbe mai essere legata a promesse di studio o di impegno in qualche attività sportiva o musicale

La scuola e gli hobby non sono dei lavori. La scuola è un’opportunità che i ragazzi hanno per potersi evolvere, e gli hobby sono dei piaceri. Ogni famiglia, in base al proprio budget, può permettersi di pagare ai figli uno o più hobby. Il perseguimento degli studi e degli hobby è distaccato dal concetto di compenso. 

  • Non fare mai prestiti ai figli se restano senza soldi

Durante le prime settimane di gestione della paghetta, non sempre tutto andrà bene. I nostri ragazzi potrebbero finire i soldi prima del dovuto e sentirsi frustrati per aver commesso un “errore”. In quel momento, noi genitori non dobbiamo farci impietosire e dare altri soldi perché “Tanto la lezione l’hanno imparata”. La lezione si impara solo subendone le conseguenze. In quel caso, bisogna fargli capire che raggiungeranno il loro obiettivo ma con tempi più lunghi, o che se vogliono posso dare di più per ricevere di più nelle 2 o 3 settimane successive.

  • Non giudicare i ragazzi

Riallacciandoci all’ultimo punto, vorrei evidenziare l’importanza di non giudicare i ragazzi per la propria buona o scarsa capacità di gestire i soldi. Se un ragazzo o una ragazza non sanno fare scelte oculate, questa è l’occasione per imparare, e non per farli sentire incapaci e colpevoli. La gestione del denaro non è semplice, così come capire di cosa ci importi veramente e di cosa no. L’inizio della percezione della paghetta sarà il principio di un bel processo di apprendimento. 

Alcuni pericoli legati alla percezione della paghetta

La somma della paghetta può variare notevolmente a seconda della famiglia e delle risorse economiche. Alcuni genitori danno una cifra simbolica, mentre altri un importo più significativo, in modo da permettere ai ragazzi di fare acquisti più rilevanti. In genere, la paghetta copre:

  • Piccole spese quotidiane (snack, uscite con gli amici, acquisti di oggetti personali…).
  • Attività extrascolastiche (cinema, eventi, hobby…).
  • Eventuali risparmi per obiettivi più grandi (comprare un regalo, un videogioco…)

Nel momento in cui ci dovessimo accorgere che i nostri ragazzi spendono la paghetta in oggetti e attività che possono danneggiare la loro salute fisica e mentale, allora diventa fondamentale interrompere la paghetta e parlare con i nostri ragazzi per capire cosa stia succedendo. 

Non bisogna pentirsi per avere elargito del denaro che ha permesso ai nostri figli di comprarsi sigarette, giocare d’azzardo o compiere altre attività pericolose. Bisogna invece sempre essere grati del fatto che un’esperienza ci abbia permesso di conoscere un lato dei nostri figli che, per quanto non ci piaccia, esiste. Questi episodi ci feriscono, ci intristiscono e ci preoccupano moltissimo, ma ci danno l’opportunità preziosissima di intervenire e di fare il nostro dovere: supportare i ragazzi nel percorso di crescita.
Dunque, se i nostri figli fumano, fanno uso di droghe, si ubriacano o hanno dipendenze dal gioco d’azzardo, non bisogna punirli o sgridarli, ma parlargli e capire che hanno bisogno di noi.

Spero che questo articolo vi sia servito ad avere un nuovo punto di vista sulla paghetta e su come ogni occasione sia quella buona per approfondire il rapporto con i nostri figli, rendendoli e rendendoci più consapevoli.

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Nan Coosemans

Fondatrice di Younite®, Family e Youth Coach, Autrice del libro “Quello che i ragazzi non dicono” ed. Sperling & Kupfer e mamma di 3 figli. Lavoro da oltre 20 anni nel mondo dello sviluppo personale. Ho fondato Younite® nel 2010 e Genitori in Azione nel 2016, la prima scuola online per genitori con adolescenti. Ho studiato vari anni in America, Olanda e Inghilterra integrando il lavoro sviluppato con con NLP, TLT, VT® e Family Therapist. Insieme alla squadra di Younite® ho lavorato con migliaia di ragazzi e famiglie in Olanda & Italia. Sono co-fondatrice dell'Accademia YADA, la prima scuola di formazione per diventare Family o Youth Coach in Italia

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